domenica 20 novembre 2016

La prima cosa bella

Ci sono giorni in cui tutto va storto o tutto sembra scorretto. Giorni in cui la nebbia non si dirada e raggiunge le viscere più nascoste del proprio corpo.
E ce ne sono altri che danno luce e che rendono la vita più bella e luminosa...
Ecco io ricordo così quel 24 novembre di sette anni fa quando Veronica (all'epoca sconosciuta) mi scrisse per la prima volta, in teoria per motivi scoutistici...


veronica zucalli <vzucalli@yahoo.it>
A bicciou@yahoo.it 24/11/09 alle 9:57
ciao gabriele,
sono veronica la capo branco del corciano. Ti scrivo perchè abbiamo pensato ad un'attività di cda in cui ci servirebbe la collaborazione del settore pns. Scriverti qui il perchè e il come abbiamo strutturato l'attività diventa un pò macchinoso,se magari mi lasci un tuo recapito ti chiamo e ti spiego meglio il tutto.
Aspetto notizie!! Grazie .
Buona giornata.
Veronica

Nella mia vita ho conosciuto tante persone ma dopo sette anni il faro della mia vita resta e sarà sempre Veronica con la sua chiara bellezza, la sua forte presenza, i suoi sogni, le sue paure ed i suoi desideri. Tutto questo senza tentennamenti, senza se e senza ma. 
Lavoro, sono capo scout e responsabile del Forum dei Giovani come di Generazioni Legacoop in Umbria: tutto questo è secondario però rispetto al fulcro della mia vita che si chiama Veronica (con i due nani Ale e Marghi). E ho la fortuna di essermi scelto insieme a lei. Di amare lei e di sognare lei. Di poterle stare vicino nei momenti di buio come in quelli di felicità. Nella buona e nella cattiva sorte.
Come scrisse Riccardo Bocca, commentando sul suo blog de L'Espresso la nostra puntata di Sconosciuti "Siamo tutti qui, per qualche minuto uguali, davanti alle vicende di un Gabriele a caso che fa l'educatore a Perugia e di una Veronica eterna precaria, i quali negli anni hanno incrociato passioni, disoccupazioni, addii a persone carissime. Niente, però, che alla fine assuma il suono e il verso di una sconfitta. «Coraggio», sembra invogliare pretescamente il programma, «insistiamo alla scoperta di ciò che ci attende».

L'amore è eterno finché dura... diceva il buon Verdone in un film.. ed il mio resta ancora ben saldo. E per lei durerà per sempre.


Buona giornata a tutti

"... e la guerra più grande la stiamo vivendo io e te, facendo a pugni con il cuore. Ma stringerò i denti, e lotterò per il tuo sorriso..."

venerdì 4 settembre 2015

Caro Aylan



Caro Aylan,
Ti abbiamo visto tutti in quelle foto tremende. Così come oggi abbiamo visto le foto del corteo verso Kobane, con il tuo coraggioso padre, rimasto solo.
Avrei voluto vederti sorridere come in queste foto nella nostra terra, con un Teddy vicino tra te e tuo fratello Galip.
Avrei voluto vederti solcare le nostre vie e condividere le nostre case.
Caro Aylan, avrei in fondo voluto vederti giocare con Ale e Marghi, magari nello stesso asilo. Magari a casa mia.
La tua foto ha sconvolto tutti. Alcuni hanno scelto di non pubblicarla, altri come me l'hanno messa in rete. Ed entrambi hanno parlato di te e di voi piccoli adulti e anziani costretti a migrare in terre sconosciute, ad avvicinarsi al mare
Perdonami, ho semplicemente creduto che la veritá anche quella dura va proclamata sempre, come settant'anni fa, quando i russi giunsero a liberare i campi di sterminio e li fotografarono, come la bambina vietnamita nuda con le mani alzate.
Perdonaci per i dibattiti da radical chic e da intellettualoidi da strapazzo inutili al mondo sulle considerazioni se era giusto o meno pubblicare le foto.
Io l'ho fatto e non concepisco si possano fare articoli sulla scelta o meno di pubblicare le foto. Rispetto chi non le ha messe, ma non è questo il cuore della questione, se e come comunicare. Non me ne frega proprio nulla e non ritengo giusto concentrarsi su questo.
Pregheró per te, per la tua famiglia e per tuo papá, rimasto solo a soffrire, senza te, tua mamma e tuo fratello Galip. 
Perdonami perché quelle 3000 persone morte in tutte le coste del mediterraneo beh non sono solo colpa di scafisti assassini o di situazioni terribili nei paesi di provenienza, sono anche colpa nostra.
Spero dovunque tu sia, riesca a dare un segnale a queste persone. Sostienici nella lotta contro il razzismo, l'ignoranza o l'egoismo.
Perdona i nostri governi, che hanno bisogno della tua foto per dire di "essere padri molto turbati" e per decidere di accogliere migliaia di persone provenienti dalla Siria, come il premier inglese.
Perdonaci perché noi siamo fermi a inutili polemiche, ai politicanti ignoranti di turno. 
Perdonaci perché siamo sostanzialmente incapaci di amare.
A te e ai 3000 morti del cimitero del mediterraneo chiedo perdono.
Tu in fondo puoi insegnarci tanto. E purtroppo puoi farlo da morto.
Ci lamentiamo tanto dell'Onu, dell'Unione Europea o dello stato che fanno poco e male. É vero, dovrebbero fare di piú e meglio. Per l'accoglienza come per la politica estera e per la crisi in Siria o in altre parti del mondo.
Ma è vero anche che noi possiamo fare di più. Abbiamo un bene prezioso che va aperto come in fondo era una volta. Sto parlando delle nostre case... É cosí difficile accogliere un minore straniero o una famiglia come la tua?
É davvero cosí difficile?
1800 famiglie sono pronte ad accogliere minori stranieri. Ci sono tante associazioni o tante parrocchie pronte. 
Caro Aylan tocca a noi. Aprire le nostre case, anzi spalancarle a voi e sostituire quei centri sovraffollati con l'accoglienza nelle case, un bambino, un anziano o una famiglia... mica tanto più.
É cosí rivoluzionario? No é normale, oltre che umano.
Caro Aylan, dovesse essere l'ultima cosa che faccio, ti faccio una promessa. Il tuo papà è riuscito a riportarvi a Kobane e darvi degna sepoltura, beh.. Io verró un giorno. Verró a pregare e lasciare tre fiori in quel deserto, che chiamano il cimitero dei martiri. A te, a Galib e a tua mamma. Tre fiori come tremila e come le centinaia di migliaia giá morte nella guerra in Siria e in altre emergenze.
E non mi vergogno a dirlo. Tu forse non lo sai, ma viviamo in un paese che  non ha il coraggio di essere accogliente. Viviamo in un'Europa di xenofobi e razzisti. La tua vita vale molto come quella di ognuno dei tremila morti del Mediterraneo e per voi tutti, pregherò ma soprattutto agirò come e quanto posso. 
Caro Aylan, non è questione di restare umani, come scrivono in molti in questi giorni. E' questione di essere umani e di esserlo ogni giorno. Per te, per ogni morto in quel tragico mare e per ognuno di noi. 
Tornare a Kobane, seppellire i suoi cari e «restare con loro tutta la vita», questo ha fatto e farà tuo papà, nella sua immensa tragedia.
E noi ci saremo, caro Aylan, saremo con voi sempre con la concretezza delle nostre vite. Perché la tua dignità lo merita, quella di tuo fratello Galip, di tua mamma Rehan e di tuo papà Abdullah, così come quella delle migliaia di morti del Mediterraneo lo meritano fino in in fondo.
É il momento di scegliere da che parte stare. Tu hai vissuto l'inferno e sorridevi fino alla penultima onda. Sei straordinario, come lo sono coloro che lottano per un futuro migliore in Siria e nel mondo. Ora noi dobbiamo scegliere se vivere nel misero inferno delle nostre putride vite, chiusi in inutili fortezze e nelle nostre stupide paure, o agire per te e con te!
Caro Aylan, caro Galip, cara Rehan, cari tutti.. Possa Dio tenervi nel palmo della sua mano finché non ci incontreremo, nel frattempo saremo qui a lottare per un mondo piú giusto.

"Dio di misericordia, il tuo bel Paradiso lo hai fatto soprattutto per chi non ha sorriso per quelli che han vissuto con la coscienza pura, l'inferno esiste solo per chi ne ha paura".



mercoledì 2 settembre 2015

Verità


La verità.
Questa immagine... non fare come Repubblica, Corriere e compagnia bella che hanno evitato di pubblicarla, mettendo un surrogato con un soldato che tiene in mano il bimbo, solo in parte visibile.
Una consolazione? No... Semplicemente le parole non bastano... I razzisti son sempre più. Sempre più in Italia come nel resto d'Europa.
E forse, anzi probabilmente questa immagine non li cambierà. Loro sempre più razzisti, noi mosche bianche in mezzo ad un mare di morte...
C'è un però... serve oggi più che mai dire e proclamare la verità. E farla vedere in faccia ai tanti indifferenti. Una verità che non si basa più sulle parole. Perché le parole non bastano più.
E tutto questo non si può accettare. Mi dispiace ma non si può davvero accettare.
Non ne posso più di un paese di razzisti incapaci di accogliere chi viene da guerre, conflitti e fame... quella vera.
Non ne posso più di feste o festini, di cazzate e di tante stronzate, di turiste che scrivono andando a Lampedusa "andiamo ad affondare barconi" o di gente frustrata oltre che ignorante che su facebook crea gruppi da centinaia di migliaia di persone per congratularsi per i morti rpovenienti da altri paesi.
Non ne posso più del nostro cortile stretto e chiuso, non ne posso più del razzismo e delle lotte senza quartiere di quattro bifolchi.
Non ne posso più di belle auto, di yacht, di ville e villette di fronte a tutto questo.
Non ne posso più delle nostre stronzate da radical chic.
Non ne posso più delle reti di frontiera, non ne posso più di chi marchia persone.
Sono stato in vacanza a Menton e ho potuto vedere quel campeggio nel bosco passando in auto... già perché noi bianchi targa italiana fiammante siam passati senza alcun controllo, dritti dritti in Francia...
Loro no. A dieci metri dal confine, chiusi in una pineta stretta tra la montagna e il mare.
Questo è un grido, un grido di morte. Quel bimbo. La stessa età di Margherita. Giace sulla spiaggia ed è morto. E noi a far nulla. Nulla per la Siria. Nulla per lui. Nulla per i 12 morti nel naufragio, nulla per i 2.300 morti del canale di Sicilia dall'inizio dell'anno.
Nulla per chi ci sta accanto. Quelle persone che non sono migranti, SONO ESSERI UMANI.
Come un uomo sulla terra... diceva un documentario di qualche tempo fa...
Per il bimbo posso solo sperare e pregare, per noi e per tutti, beh... posso solo augurarmi uno sprazzo di umanità.
E che la vita ci dia il coraggio di essere sempre persone su questa terra incapaci di chiudere gli occhi, con il coraggio in mano.
Già perché la morte di un bimbo, immagini come questa, non possono essere un contentino alla nostra putrida coscienza... Devono farci tacere, farci vergognare e poi farci agire.
Ai razzisti, agli ignoranti, a coloro che son chiusi nelle loro inutili fortezze... beh dico di tacere, non commentate perfavore. State zitti.
L'ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte... E questo meraviglioso bimbo, la sua sofferenza, i suoi sogni si saranno pure infranti nel mare, ma la sue speranze possono e debbono vivere in noi. La sua immagine deve rimanere una costante nelle nostre vite.
A cambiarci e a renderci migliori, uomini e donne capaci di amare

lunedì 15 settembre 2014

A Veronica di fer de Cheval

“Mi ha accarezzato i capelli e il mio cuore ha martellato così forte che ho pensato: se mi bacia muoio.
Purtroppo mi ha risparmiato.”
 
Stefano Benni

Già, perché all'epoca ero pure figo _(diciamo che mi credevo tale), niente trippetta, niente occhio stanchino, solo marpioncino... la Veronica mi adocchiava, per anni alla ricerca di quel bacio iniziatico che tardava.
Io passavo a pancia fuori col fazzolettone da gran capo in bella vista e sviavo a destra e a manca.
E come un salamotto in calore giravo di fiore in fiore alla ricerca del nulla o meglio della sostanza. Un omo de panza, che amava la paranza.
Si tormentava in incognito, finché per la prima volta, ebbe l'ardore di presentarsi, con una candida scusa, avanzò telematicamente verso il bellimbusto dal vello d'oro, la conobbi e scoprii la bellezza dell'essere, l'attesa dell'esistenza che si scopriva.
Mi vestii a puntino per il primo appuntamento, felpa marrone cacarella, jeans a bracarella, senza barba che sembravo quasi una frittella.
Per fortuna l'incauta fanciulla Veronica di Fer de Cheval ebbe pazienza e come una lenza mi tirò verso l'ardua sentenza.
La passione sfrenata condusse senza timore verso il reciproco odore e convolammo ben presto col piccolo ale a giuste nozze ed a varcare il portale in una campale giornata di settembre!
Da Parigi a New York, da Praga a Boston in giro per viaggi ridenti e supersplendenti.

Ora, rime a parte, per non annoiare l'utenza... ammetto di non essere un tipo facile, peraltro complicato, iperattivo in certi attimi, sornione in molti altri, la pancia in forte crescita, a ritmi di figliolanza. Scappo di qua, corro di là! Tra il lavoro e le sue mille sfaccettature, il Forum des jeunes, gli scout sempre presenti, i libri strabordanti...
Ma ci sei tu, mia dolce fanciulla dal cuore pulsante d'ardore per ser Biccio da Pieve de Campo...
Ci sei tu, quando mi arrabbio e quando faccio da matto, quando mi chiudo come una sottiletta schiacciata dall'hamburger, quando con lo sguardo fisso mi adagio sulle nuvole lontano dal mondo concreto, quando da buon sapientino faccio il precisino, persino quando faccio qualche dolce ruttino o dò un tocco d'arbre magic...
O gentile pulzella ci sei sempre nel mio cuor di provolone, perché il mondo può strabordare, autodistruggersi o perire ma non può finire con te al mio  robusto fianco!
Sogna ragazza sogna che al mondo con te, mi sembra di essere un re!

martedì 31 dicembre 2013

Auguri e tempi nuovi

In fondo, che volete che sia? Disperazione a manetta, disoccupazione record, quella giovanile meglio non parlarne, terremoti, guerre terribili e dilanianti. In fondo manca solo una dittatura e siamo a posto (e in Italia con tutti sti rincretiniti non siamo molto lontani...)
Nonostante tutto c'è un ma che frulla in testa.
I miei nonni uscivano dalla guerra, uno è stato undici anni soldato, un altro internato nei campi di lavoro in Germania. Ma non si scoraggiavano, non potevano farlo. Quelli materni si sono sposati nel 1945, col viaggio di nozze a 20 km perché la ferrovia non andava più in là e col pensiero ai campi coltivati da lavorare al più presto; pochi anni dopo, nel 1953 sono stati cacciati dalle terre che coltivavano, senza un soldo con due figli sulle spalle. Eppure non si lamentavano, non potevano permetterselo.
Nonostante tutto, nonostante la povertà dell'epoca, erano capaci di sognare, magari piccoli sogni, una casa o un lavoro... e sono stati capaci di costruire un mondo più bello, più degno, più umano. Smettiamola di piangere, cambiamo ciò che non va e costruiamo un mondo migliore, se veramente ci teniamo, a noi, ai nostri figli, ai nostri genitori che ce l'hanno consegnato. Inventiamo i nostri tempi!
Possiamo far emergere straordinarie idee, far uscire dalla disperazione persone che navigano nel mare solitario della povertà, avere il coraggio di amare il prossimo e sostenere con le nostre braccia i tanti buoni progetti presenti nei nostri territori.
Ci son tante cose che devono cambiare, ma con il nostro impegno con le nostre scelte, con la gioia di percorrere strade nuove. Ci vuole fantasia ingegno, soprattutto fatica di pensare e voglia di cambiare ciò che non va.
Spero sia, il 2014, un anno nuovo, inclusivo e distante dagli egoismi, dal razzismo, dal rancore di chi si chiude in se stesso o dall'odio coloro che lanciano strali, con l'inutile presunzione di essere migliori.
Gli auguri profondi e importanti vanno a tutti, ma in particolare a chi è disoccupato, a chi pensa di suicidarsi, a coloro che vivono sotto i ponti, a chi soffre per qualcuno, a coloro che vivono in Siria, in Sud-Sudan, nella Repubblica Democratica del Congo, nella Repubblica Centrafricana e sta sotto le bombe, muore di freddo, di fame, o di una stupida bomba in testa. Auguri, spero in un mondo per voi, che torni alle origini, ai tramonti africani, fatti di silenzio, luci cangianti e voglia di solcare l'infinito.
Buon anno, che sia per tutti un anno pieno d'amore, di lotta, di sudore, di nuovi spazi condivisi, di straordinarie riflessioni e di speranza!

"Se i tempi non chiedono la tua parte migliore inventa altri tempi"
S. Benni

martedì 5 novembre 2013

Massimo Paolicelli

Oggi voglio ricordare Massimo Paolicelli.
Si, perché in mezzo a tante figure di cui si parla in questi giorni, ogni tanto non è cosa sgradita accennare a un uomo con molte virtù.
L'ho incontrato una sola volta in vita mia, a Roma in piazza Navona. Lavoravo alla Tavola della Pace e c'era un presidio per sostenere la legge 185, che limita di molto il commercio delle armi.
Ne voglio parlare perché, leggendo la sua biografia, mi hanno colpito tre aspetti della sua vita: l'essere credente, l'essere credibile, l'essere coerente. Come ha scritto Laura Badaracchi in "Redattore Sociale", Massimo era "un credente che non sbandierava la sua fede con proclami ideologistici e prese di posizione aprioristiche, ma che viveva con coerenza i valori che lo abitavano."
Per ricordarlo, nella maniera più opportuna, vi lascio la sua ultima lettera, un tesoro prezioso da leggere:

Cari Dora, Damiano, Margherita, mamma, papà, Tania, Andrea e Margherita, parenti ed amici tutti: essere cosciente che il passaggio dalla vita terrena a quella ….... da un lato porta alcune angosce, ma dall’altro offre alcune opportunità irripetibili. 
Innanzitutto voglio ringraziare tutti per come mi siete stati vicini in questo periodo, qualsiasi gesto è stato fortemente apprezzato. In particolare Dora; una moglie eccezionale, sono orgoglioso di aver percorso con lei un bel pezzo di cammino della mia vita. Damiano e Margherita: i miei "cuccioli", luce della mia vita. Oggi questa catena deve stringersi ancora di più intorno a Dora, Damiano e Margherita...
Voglio lasciarvi non con la tristezza di un addio, ma con una speranza. Durante il periodo della malattia ho avuto l’opportunità di riflettere molto e sono arrivato alla conclusione che questo è un forte segnale venuto da Nostro Signore! Viviamo il nostro quotidiano assecondando un assurdo sistema frenetico produttivo che non è nostro naturale, che dovrebbe dare migliore qualità della vita basato sull’affetto dei nostri cari e dei nostri amici ed una maggiore vicinanza a Dio. Dio ha voluto darmi uno stop: vivere intensamente questo ultimo periodo della mia vita riavvicinandomi con qualità al quotidiano, imparando ad apprezzare meglio ogni dono che viene dal Padre Nostro. Per questo spero che tra i tanti semi di pace, solidarietà ed amore che ho vissuto che ho seminato in questa mia breve vita ci sia anche l’invito a non aspettare una malattia per capire le priorità della vita. Tante gocce possono scalfire la roccia, cerchiamo di scalfire la roccia dell'indifferenza e dell'egoismo e costruiamo, in nome di Dio, un mondo di giustizia, pace e solidarietà.
Ciao
Massimo”.

mercoledì 18 settembre 2013

make love not war...

Da qualche tempo incrocio un'Audi con colori mimetici parcheggiata in giro per Perugia.
Pensavo fosse un auto di servizio di qualche militare e invece... l'altro ieri me la sono trovata davanti e ho visto una scritta nel vetro posteriore, "I maschi restano sempre bambini, cambiano solo giocattoli".
Ecco questa frase mi ha fatto riflettere: sempre bambini? E quando si diventa adulti? A me sembra che viviamo in un mondo nel quale si insegue continuamente il mito dell'eterna giovinezza. GGiovani inside e outside grazie a chirurgia estetica, bandane e maquillage improvvisati.
A parte la nota lievemente maschilista di questa frase, mi sembra, essendo un uomo, di appartenere ad una categoria a dir poco problematica.
Perché, se non ci si sente giovani, non si può mica stare a questo mondo! "Oddio, le rughe, o my god sono più lento nella corsa, o mon dieu, un capello bianco"! Ecco le preoccupazioni... Caro adulto in ansia per l'avanzare degli anni... le cellule invecchiano, è normale e non per forza negativo, magari farai altre cose...
Sono passato in un centro commerciale qualche giorno fa, negozi vuoti naturalmente, la crisi incombe... ma no mi sbaglio... quello dei videogiochi era pieno (di trentenni), visto che stavano uscendo i nuovissimi e fiammanti Gta V, Fifa 2014, PES 2014, Assassin's creed IV, COD Ghosts... 
Non voglio dare un giudizio morale sull'utilizzo dei giochi, ma datevi una regolata, a parte il fatto che potreste fare mille cose, non so costruire relazioni, sentire musica, andare al cinema, uscire all'aria aperta, andare a ballare, fare l'amore!
Passare nottate davanti a pes? Se volete prorio farlo un'oretta, poi ci sono altre priorità...
Per carità, non voglio esagerare, non voglio arrivare a compromettere il vostro preziosissimo tempo con la lettura di un libro... Mica si può osare tanto... però almeno le relazioni avranno la precedenza su interminabili partite a Fifa che neanche Holly e Benji erano in grado di fare... cari gggiovani trentenni o quarantenni che non volete diventare adulti!
In questi anni ho visto con il mio lavoro miriadi di genitori inondare di propri figli di giochi e console, c'è chi addirittura ne ha tre... non se ne fa mancare una... Poi l'altro giorno ho potuto apprezzare un padre che ai propri figli gli permette di giocare solo un'ora e mezza la domenica con il PC  (manco le console) e solo se hanno conseguito buoni voti a scuola, altrimenti nisba. Finalmente un adulto con la A maiuscola. In fondo non è che gli vieta di giocare, ma lo fa con delle regole. mica chiedo tanto!
E poi la nuova moda, giornate passate a spararsi in mezzo ad un bosco giocando a paintball o softair.
Ma io li manderei in guerra, quella vera. A provare gli orrori dei conflitti, a sentire l'odore della polvere da sparo, il rumore di una mina che scoppia, il deflagrare di una granata in mezzo alla gente.
Ma perché? Ci sono mille modi per vivere la natura, non certo quello di inondarla di tempera o di pallini di plastica per sfogarsi dalle fatiche dell'ufficio... Non vorrei essere scurrile ma ci sono altre attività più sane...
Infine il calcio...
Ogni tanto gioco a calcetto e di solito ci divertiamo molto. Io sono il più scrauso, di grazia faccio un gol, sempre per sbaglio. Vado con un completino arancione unisex che mi vedono persino dallo spazio, con scarpe con suola liscia inadatte che mi fanno fare certi scivoloni.
Arrivo in fondo al campo col fiatone, faccio certi lisci col pallone, ma pace, una risata e via! Certo, gioco con gente anche brava, sicuramente più seria di me, ma senza azzannarci.
Poi osservo coloro che giocano accanto a noi.
Quarantenne serissimi, per i quali la partita è una questione di vita o di morte, ad un passaggio sbagliato seguono centinaia di insulti, ad un tiro fuori porta minacce dei compagni di squadra. Vedo ragazzi impostatissimi con le loro tattiche perfette, concentrati fino alla morte sul pallone... Soprattutto gente che si scalda e alza le mani per una partita al Green Club... Ma mica siete alla Coppa del Mondo! Al massimo giocate per la coppa del nonno... Make love not war
Poi, l'altro ieri su facebook ho visto una frase sacrosanta... "giovani giovani giovani... avremmo bisogno di qualche adulto che si possa chiamare tale..." Già...